I comportamenti problematici
Tuttavia, è anche possibile che il comportamento problema che il bambino emette sia da una parte definito da ciò che viene prima e che lo scatena (antecedente o situazione stimolo) e dall’altro dalle conseguenze che produce, ovvero dai rinforzi che eventualmente riceve.
Intervenire non significa solo rimuovere il comportamento problema e con esso estinguere anche la richiesta che cela, bensì dare al bambino nuovi strumenti per raggiungere il suo bisogno o richiesta.
È necessario focalizzarci non solo sulla forma del comportamento, ma soprattutto sulla funzione del comportamento. Questo ci permette di mirare e costruire un intervento efficace.
In questo senso parliamo di analisi funzionale, ovvero di procedure sottoposte a valutazione dei comportamenti problema e dei punti di forza del bambino. Per poter avere una baseline o fotografia del repertorio comportamentale del bambino e al fine di elaborare un’ipotesi del funzionamento comportamentale, sarà necessaria una fase di assessment, ovvero una fase in cui si crea una rete con genitori e insegnanti; si osserva occasionalmente e informalmente il bambino nel contesto in cui si verificano i comportamenti problema; si compila una lista dei comportamenti problemi ordinandoli per priorità di intervento e maggiore, definiamo la reale problematicità descrivendo il comportamento e non giudicandolo; in ultimo, giungiamo ad una valutazione quantitativa.
Le tecniche o strategie di modificazione di comportamento possono essere divise in due grandi aree che si auto-bilanciano: strategie per incrementare comportamenti positivi (prompting, fading, modeling, shaping, chaining, tecniche di rinforzo) e strategie per decrescere comportamenti problematici (avversive e non avversive). Un ruolo importante tuttavia viene ricoperto dalla psicoeducazione poiché mirata ad insegnare comportamenti alternativi e alternative strategie comunicative; è, inoltre, finalizzata all’acquisizione e/o consolidamento di abilità funzionali (autonomie, relazioni e comunicazione) per il bambino e la rete che se ne prende cura.
L’intervento psicoeducativo può anche essere incentrato su antecedenti e conseguenze, ovvero sulle variabili ambientali che scatenano o rinforzano il comportamento o rendono probabile la sua ricomparsa. Interessanti sono le “Storie Sociali” che nascono per bambini con Disturbo dello Spettro Autistico. Queste storie sono brevi racconti accompagnati da materiali visivo (foto o immagine) per aiutare il bambino a comprendere come bisogna comportarsi correttamente in determinati contesti.
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